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L'arte è contemporanea. Ovvero l'arte di vedere l'arte

266753
Sgarbi, Vittorio 50 occorrenze
  • 2012
  • Grandi Passaggi Bompiani
  • Milano
  • critica d'arte
  • UNIFI
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L'arte è contemporanea. Ovvero l'arte di vedere l'arte

I più importanti movimenti artistici d’avanguardia sono dunque espressioni d’arte che corrispondono pienamente al periodo in cui si manifestano

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. Cioè dal fatto che ognuno sa quello che conosce, e l’estensione della creatività artistica, anche per i più curiosi, è talmente vasta da non consentirci

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[V. S.] Prima di andare avanti, vorrei chiederti cose più insolite. Ad esempio, com’era Leonor Fini.

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Si trattava della mostra di Soutine, a Parigi. Da molti anni Soutine non si vedeva più, e quella mostra era come il segnale di un ricambio rispetto

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Chi si occupa di arte contemporanea chi la studia, più di chi la colleziona deve quindi cercare espressioni che siano fresche, che siano alla moda

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autentica novità dell’arte contemporanea. Certo, ci sono alcuni artisti tedeschi e americani che producono opere importanti, ma non c’è più l’evento

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in sei mesi, quasi obbligando gli artisti a mutamenti che hanno l’aspetto più di mode che di necessità interiori.

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più affine ad Arcangeli. Poeta in poesia Testori, così come nel romanzo e nel teatro. Poeticissimo in molte occasioni Arcangeli, perfino nelle prose d

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in maniera più misurata Giuliano Briganti, oggi dimenticato, ma ci è riuscito in maniera eccellente, forse sopra tutti, Francesco Arcangeli.

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Oltre a lui e a Testori, pochi altri e più distanti dall’urgenza della vita: Giulio Carlo Argan, che, pur con la sua astrazione algida e su fronti

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radici classiche ogni avanguardia (persino la più estrema e di rottura purché di arte vera si tratti), ricordo le formidabili lezioni di Arcangeli “Dal

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Avendolo sin lì visto soltanto sui libri, ed essendo influenzato da Roberto Longhi, Arcangeli considerava Pollock poco più di un imbrattatele. Nelle

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voluto chiamare “Scuola di Scicli”, il cui caposcuola è Piero Guccione, e che annovera il più giovane Franco Polizzi, e poi Carmelo Candiano, Franco

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, essendo indistinguibile dalla realtà più fortuita e corriva.

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ideologico, ma semplicemente cronologico. È questa la forza dell’arte in divenire, che va ritenuta contemporanea non in quanto più o meno sperimentale

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termini storiografici. È difficile essere coscienti di un passaggio d’epoca. Tutt’al più si può cogliere impercettibilmente (ma concettualmente) un

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Il primo decennio di un secolo è sempre il più fertile. Giotto realizza la Cappella degli Scrovegni tra il 1303 e il 1305; all’inizio del

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millennio con la distruzione di due simboli, segnale di un’epoca in cui ci si avvia a distruggere più che a costruire. Se nel primo ventennio del

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, lasciando opere. Ma certe opere d’arte hanno una vita infinitamente più lunga di coloro che le hanno create. Una vita che le rende nostre contemporanee

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antico più considerato era Mantegna, poi dimenticato perché erroneamente considerato “fascista” per la sua dimensione atemporale. Nel dopoguerra, Mantegna

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Morgantina, appena ritornata a casa; e sommamente contemporanei sono i Bronzi di Riace. Sono più giovani di me, che li vidi nel 1972, dando una mancia

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L’artista è per prima cosa un individuo. Un individuo è un nome, e anche in tempi di democrazia sempre incompiuta, ma certo più ampia e sicura che in

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Anche il poeta più distaccato, anche il romanziere più indifferente alle lusinghe del successo, il cineasta o il compositore più ostile alle logiche

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più goderne. Come è avvenuto con un grande scrittore come Guido Morselli, che, morto suicida per il dolore di non vedersi pubblicato, fu pubblicato

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interiorità. Van Gogh apre più di tutti alla sensibilità moderna, a quegli eredi ancorché più decorativi tra i quali possiamo includere pittori che, pur

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Van Gogh è uno di quegli artisti che arrivano alla fine dell’esistenza nella totale infelicità, per poi, dopo la morte, diventare i più amati, i più

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Più un dipinto costa, più sembra impossibile poterlo possedere. Sicché, posto che in un determinato periodo la quotazione massima per un artista

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In questa gara, in questa corsa che vede il valore artistico agganciarsi al valore commerciale e in gran parte dipendere da esso -, il più freddo e

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Questo paradosso è confermato dal fatto che l’artista probabilmente più grande del Novecento, Picasso, sia tanto grande perché altrettanto

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più se produce di più, poiché riesce a diffondere le proprie opere su un mercato sempre più ampio. Quindi ecco le litografie, ecco i cosiddetti

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olandese, ha eseguito poco più di trentacinque dipinti; Antonello, venticinque o ventisei; Giorgione, circa una dozzina. Ma tra gli artisti del passato ve

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pittura figurativa, giacché tagli, sacchi, linee sono soggetti più facili da ripetere rispetto alla figura. La pittura astratta, la pittura informale

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Romana, fra i quali ricorderò quello più drammaticamente in conflitto, Guglielmo Janni, che, nel 1938, smette di dipingere perché non vuole diventare

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contemporanea costa più dell’arte antica: perché è nata per essere diffusa e trovare nel mercato la propria conferma.

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incompetenti. A ognuno di loro ho chiesto di indicare, in assoluta libertà, quale fosse l’artista più rappresentativo degli ultimi dieci anni

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del curatore, bensì degli artisti, i quali hanno potuto affacciarsi sul palcoscenico del teatro più frequentato e più considerato dell’arte

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rapporto che equivale a una professione e che, in quanto tale, è semplicemente assurdo sostenere con risorse pubbliche. Tanto più assurdo quando si

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direttore. Avrebbe più senso affidare il madre a una fondazione privata, sostenendo come amministrazione pubblica il costo della manutenzione ordinaria e

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la realtà seguendo determinati modelli, nel vedere un artista nuovo sapremo che la sua arte è tanto più grande quanto più riesce a farci percepire in

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’arte cosiddetta “astratta”, così come più recentemente per l’arte informale, con cui spesso si identifica con qualche ragione la cosiddetta arte

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mostra la più forte fu certamente l’incontro con due sculture di López García, un uomo e una donna così intensi da sembrare vivi.

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: duplicare la realtà, sostituirla, dare vita alla materia. Il paragone più diretto veniva non da un artista pop come Segai bensì dall’arte antica

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neoavanguardie, lasciandogli così uno spazio desertificato e completamente libero, nel quale le sue incursioni non avevano più alcun rapporto con un

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come tale. Nulla è infatti più remunerativo che produrre “arte degenerata” in un’epoca in cui il riconoscimento della degenerazione comporta non

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, appare incomprensibile, eppure è spesso più comprensibile di un’opera figurativa, la quale presuppone una conoscenza storica specifica. La comprensione

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essersi incaricato di raccontare le storie, e a farlo molto più velocemente, con altrettanta efficacia, e per di più con il sussidio dell’immagine. Oggi

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’hai vista negli anni Dieci, l’hai vista negli anni Cinquanta, l’hai, sempre, già vista; e quindi quanto più l’artista fa avanguardia tanto più egli è

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figurativa e quella sperimentale, di cui la più accademica è quella di chi si sente avanguardia solo perché non sa dipingere, in un paradosso inestricabile

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nelle sue espressioni più significative del Novecento - ad esempio i dipinti di De Chirico, di Burri, di Fontana o di Morandi, tutti di piccole o

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potere dei giovani nelle strade, e che si manifesta nella pittura ed è capace di trasformare il grigiore di una parete o di un muro. Nulla è più brutto

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